Tenente Colonnello S.T.A.M. Mangiagli Emilio

FABBRICA D'ARMI DI TERNI

Caduto a Terni 1'11 agosto 1943

Emilio Mangiagli, figlio di Giovanni e Maria Cangiri, nacque ad Avola (Siracusa) il 5 maggio 1905. Sposò, previa autorizzazione sovrana del 3 gennaio 1938, Alberta Nelder a Trieste il 27 gennaio 1938.

Arruolatosi nella Scuola di reclutamento per Allievi Ufficiali di complemento, arma di Artiglieria, venne nominato Sottotenente di complemento ed assegnato al 1° Reggimento artiglieria pesante il 27 luglio 1924. Collocato in congedo illimitato il 4 dicembre 1924, dal 1° ottobre 1925 frequentò l'Accademia Militare di Torino da cui uscì come Tenente di complemento per essere poi transitato nel servizio permanente effettivo 1'11luglio 1929. Incaricato del grado di capitano, il 1° gennaio 1935, il 12 maggio 1936 venne trasferito al 1° Centro esperienze artiglieria dove fu promosso capitano il 16 luglio 1936, data in cui venne anche assegnato definitivamente, in qualità di addetto, al Servizio Tecnico Armi e Munizioni.

Il 9 aprile 1939 venne trasferito alla Fabbrica d'Armi di Terni dove, il 1° gennaio 1940, fu promosso maggiore ed il 1° gennaio 1942 tenente colonnello.

L'11 agosto 1943 alle ore 13:30 circa il Ten. Col. Emilio Mangiagli morì durante il bombar­damento aereo a causa di una bomba che cadde all'estremità di una trincea del campo dell'ex lanificio nel quale aveva trovato rifugio con molti dipendenti della fabbrica.

Il Comando Supremo Italiano col bollettino ufficiale numero 1174 del 12 agosto 1943 co­municò:

"Terni è stata ieri bombardata da formazioni di quadrimotori americani: numerosi edifici pubblici tra cui l'ospedale e molti fabbricati risultano danneggiati. Elevate perdite tra la popolazione. La nostra caccia attaccava gli aerei avversari e in duri combattimenti protrattisi anche al largo della costa ne abbatteva nove. Generale Ambrosia ".

Secondo la relazione del prefetto Antonucci, inviata al Ministero dell'Interno, Direzione generale dei servizi di guerra, il bombardamento ebbe inizio alle 10:29. Quarantaquattro aerei scaricarono sulla città oltre cinquecento bombe. Furono distrutti: la stazione ferroviaria, la caserma centrale dei carabinieri, la caserma dei vigili del fuoco, il palazzo di giustizia, il municipio, l'ospedale, i magazzini Upim, il cinema Corso e il cinema Littorio, l'Istituto delle Orsoline e l'Istituto dei Salesiani, le officine Bosco, il Proiettificio Briotti, il Proiettificio Salit, lo Iutificio, la Fabbrica d'Armi, lo stabilimento siderurgico, il deposito Agip e il deposito Ex Italo Americane del Petrolio il Magazzino del Consorzio agrario. 1200 case su 2500 furono ridotte in macerie, i morti furono cinquecento ed i feriti 493.

(Da ALBO D'ONORE dei caduti in guerra per cause di guerra o sul lavoro dell'area tecnico-industrilae dell'Esercito - Edito da ANUTEI - 2024)

 

Il figlio di Emilio Magliagli così descrive il tragico evento:
“La silouette di un uomo si stagliava all'ingresso del rifugio ... Io potevo riconoscere in quella sagoma scura il famigliare profilo di mio padre ... Il rombo della squadriglia di bombardieri si stava avvicinando ... Mio padre fece un passo all'interno del rífugio ... poco dopo ... sí gettò su mía madre, che era sempre seduta con me in braccio ... e le disse: Dafne, prega, prega ' ! È l'ultimo ricordo che ho di mio padre. In quell'istante, una deflagrazione lacerante e mortale cancellò la vita a 36 persone. A tutte quelle che si trovavano nel rifugio. Restammo vivi solo mia madre ed io."

(Da” 1943 La Sicilia si arrende” di Corrado Appolloni - Michele Favaccio)