Il 12 agosto 2011 è venuto a mancare il Tenente Generale Angelo Ambrosino.
La sua prematura scomparsa, avvenuta all’età di meno di 62 anni, ha lasciato qualcosa di più del vuoto che sempre rimane quando si perde una persona di così elevata caratura umana, morale e professionale.
Personalmente, ho conosciuto il Generale Ambrosino quando assunse l'incarico di Vice Comandante e Capo Dipartimento tecnico del Comando logistico dell'Esercito. Ciò accadeva nel marzo del 2008.
Il mio ricordo del Generale Ambrosino non è quindi quello di un collega o amico di vecchia data, ma quello di chi ha avuto, durante gli ultimi suoi tre anni di vita, l 'onore di lavorare a stretto contatto con Lui.
Nato a Napoli l' 11 novembre 1950, laureato in Ingegneria Elettronica, inizia, dopo il periodo di formazione, una carriera che Lo porterà costantemente in prima linea, negli stabilimenti e nelle unità di punta del settore delle armi e munizioni, dall'Arsenale Esercito di Napoli, in cui ebbe il primo incarico tecnico nel 1977, fino al Dipartimento Tecnico, passando per lo Stabilimento Militare Spolette, la DG AMAT, lo Stabilimento Militare CEA e, più di recente, la DGAT ed il Polo di mantenimento pesante Nord.
Il passato professionale del Generale Ambrosino fa però intuire appena lo spessore della persona, spessore che andava ben al di là dei meriti professionali, già di per sé lusinghieri.
Al Dipartimento tecnico volle instaurare subito uno stretto rapporto di collaborazione, basato sulla stima e sulla fiducia. Ma oltre che stima e fiducia il Generale Ambrosino suscitava ammirazione, per la competenza con cui affrontava il proprio lavoro, per la precisione con cui ricordava un fatto o una norma, per la rapidità con cui sapeva indirizzare i suoi collaboratori, tracciando con chiarezza le linee d'azione all'avvio d'ogni attività, per la lucidità con cui giungeva al cuore di un problema, cogliendone infallibilmente gli aspetti rilevanti ed i possibili sviluppi futuri.
Sempre presente, seguiva con attenzione le attività ed i suoi uomini, non lasciando nessuno da solo. Non faceva differenza che si trattasse del Direttore di un Ente o di un semplice collaboratore.
Tutte le cose che faceva, ed il modo con cui le faceva, costituivano una rara occasione d'apprendimento ed un esempio.
Quando insieme affrontammo la realizzazione di un documentario sul Corpo degli ingegneri, acconsentì con disponibilità alla mia richiesta di fare da «conduttore», attività per lui affatto nuova e che rappresentava una sfida, anche in questo caso da accettare con coraggio.
Ecco com'era il Generale Ambrosino: con lui c'era sempre da imparare, nel lavoro come nella vita.
L'ultima lezione ci fu data da Lui proprio in occasione del sopravanzare del suo male, la cui portata, e la sofferenza che egli ne riceveva, tenne celata fino all’ultimo. Per noi Egli doveva continuare ad essere il Capo Dipartimento di sempre, quello a cui fare riferimento e su cui si poteva contare.
Sono sicuro che tutti noi che lo abbiamo conosciuto avremo caro ciò che ha saputo insegnarci con la sua energia, il suo esempio e la sua umanità . . .
Si, tutto ciò rimarrà con noi, sicuramente. Ma il Tenente Generale Ambrosino ci mancherà.
Mancherà a tutti gli Ufficiali del Corpo degli ingegneri che hanno avuto il privilegio di essere al suo comando, e condividere con Lui le difficoltà, l'impegno, fino all'ultima stilla di sudore, i risultati.
E, mi permetto, mancherà a me il suo sorriso di soddisfazione di fronte ad un lavoro ben fatto, ricompensa ardua da ottenere, ma proprio per questo tanto più sincera e preziosa.
Salvatore Massimo Catalano
(da NVS n.1-2 / 2012 pag.15)