di Maurizio Basile.
Albert Schweitzer (Nobel per la pace 1952) sosteneva che "l'esempio non è la cosa che influisce di più sugli altri: è l'unica cosa". Per descrivere in estrema sintesi chi era mio padre è necessario partire da questo. Da sempre e per tutti quelli che hanno avuto il pri vilegio di conoscerlo lui ha sempre costituito un modello di correttezza, rettitudine e coeren za: non ho memoria di un insegnamento im partito che non corrispondesse alle sue azioni. Già vedo il suo sguardo severo e sornione che mi ammonisce nel non esagerare nei compli menti o negli sproloqui nei suoi confronti, ma per una volta voglio soffermarmi per qualche momento ed esprimere a parole quello che gli ho sempre detto con i fatti e, forse, solo con quelli. Come tanti altri nati nel primo dopoguerra, non ha avuto un'infanzia semplice, i primi anni vissuti in Somalia - con il padre in prigionia quasi fin dall'inizio - hanno lasciato segni profondi, ma lo hanno anche temprato e gli hanno consentito di affrontare gran parte delle difficoltà incontrate nel prosieguo della sua vita. Chiunque l'abbia conosciuto ha potuto sicuramente apprezzare la sua grande disponibilità, l'autoironia e soprattutto le qualità professionali ed umane e ne è la testimonianza più evidente il fatto che il ricordo dell'uomo, dell'Ufficiale, dell'ingegnere o dell'insegnante strappa sempre un sorriso a chi ne parla. Ecco, indulgendo in un pizzico di retorica, non posso non constatare il grande vuoto che ha lasciato in famiglia così come nella comunità degli amici, dei colleghi ed in particolare dei suoi cari compagni dell'11° Corso dell'Accademia. E tale vuoto è ancora più marcato perché solo ora ho la piena consapevolezza di quanto si possa essere presenti e affettuosi, di quanto si possa rappresentare un punto di riferimento fondamentale senza essere mai, e lo ripeto mai, invadenti o irrispettosi dell'altrui pensiero.
Non sopportava l'ignoranza -ma rispettava quella altrui- e di conseguenza, lui per primo, ha sempre continuato a documentarsi, fare ricerche e approfondimenti, prima sui libri, negli ultimi anni soprattutto in rete, sugli argomenti che più lo appassionavano o semplicemente su quesiti venuti fuori per caso a tavola magari davanti ad una bella "fiorentina"!
Grande tifoso juventino non si perdeva mai una partita (e non solo della sua squadra), in diretta o registrata questo non importava, e spesso ricordava quando, ai tempi della Scuola d'Applicazione di Torino, andava a correre sulla pista del vecchio "Comunale" mentre si allenavano personaggi come Boniperti, Charles e Sivori.
Grande e amatissimo nonno, una delle cose che mi ha commosso di più al suo funerale, oltre alla affettuosa partecipazione di tutti, è stato il composto ma molto sentito ricordo che di lui ha fatto mia figlia. Ecco quel "voglio che continui ad indicarmi la giusta strada da lassù" è quello che spero valga anche per me perché seguendo il suo credo, in ogni momento della vita bisogna essere Uomini con U maiuscola, quella d'altri tempi, dove le parole onore, rispetto e sacrificio non erano semplici posture di comodo ma profonde convinzioni. Il tutto condito con una incondizionata generosità.
Il dolore, ineluttabile in questi momenti, può essere essere solo lenito dal pensiero di essere stato fortunato ad avere un punto di riferimento così importante e so che ora, a mia volta, dovrò continuare il suo percorso di padre nei confronti di mia figlia, e questo potrà avvenire solo attraverso l'esempio.
(da NVS n.2/2017 pag. 87)