di Vittorio Rizzo
Ad 86 anni è venuto a mancare all'affetto della signora Carla, della figlia Maria Vittoria e di tutti noi che lo abbiamo conosciuto, il Ten.Gen. tec. mat. Renato FUOCO, nato a Calvi Risorta (Caserta) il 18 gennaio 1921 e deceduto a Roma il 13 gennaio 2007.
Chiamato alle armi in pieno secondo conflitto mondiale (3 marzo 1941), è stato ammesso alla R. Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena il 5 settembre dello stesso anno e, quale Ufficiale del Corpo Automobilistico, è stato inviato in Russia con il 350° Autoreparto pesante (20 luglio 1943). Catturato dai Tedeschi il 13 settembre dello stesso anno ed internato in Romania, è stato liberato dopo circa un anno ed è rientrato in patria il 16 ottobre 1945. Ha prestato servizio presso numerosi Enti/Reparti della Motorizzazione militare (8^ O.R.A., Comando Scuole della Motorizzazione, C.A.A.R.E. di Torino), e presso il Consiglio Superiore delle FF.AA. - sez. Esercito, sino alla frequenza del Corso Superiore Tecnico della Motorizzazione, a seguito del quale è transitato nel corrispondente Ruolo del Servizio Tecnico con anzianità 27 marzo 1951, beneficiando dei vantaggi di carriera previsti per detto transito. In quest'ultimo ruolo ha conseguito i successivi gradi, prestando servizio presso il Centro Studi ed Esperienze della Motorizzazione, l'Ispettorato Generale della Motorizzazione in Roma, l'Officina Riparazioni Mezzi Corazzati in Bologna, l'U.S.C.T. di MOTORDIFE e/o la Soc. Oto Melara di La Spezia e l'allora Direzione Generale della Motorizzazione e Combustibili in Roma.
Promosso Maggiore Generale con anzianità assoluta 31 dicembre 1977, ha svolto le funzioni di Capo del I Reparto e di Capo Ufficio Coordinamento Tecnico della D.G. sopra citata.
Tenente Generale con decorrenza 17 gennaio 1984, ha lasciato il servizio attivo per transitare in ausiliaria il 19 gennaio 1984.
Per motivi personali, ho avuto la fortuna di conoscere il Gen. FUOCO quando forse vestivo ancora i pantaloni corti. Il ricordo che ne conservo, sin d'allora, è la sua grande bontà e la sua serena pazienza con la quale affrontava qualunque problema. Il suo bonario "vocione", caratterizzato da quella evidentissima erre moscia, ed il suo sguardo luminoso, lasciavano trasparire una non comune generosità d'animo che pacificava il suo interlocutore, rassicurandolo e rendendolo fiducioso che comunque, alla fine, in un modo o nell'altro, tutto sarebbe andato più che bene. E nella stramaggioranza dei casi è stato proprio così.
Addio, caro Generale. È stato bello averTi tra noi. Conserveremo anche il Tuo ricordo, ora, tra le nostre ricchezze.
Col. Co.Ing. Vittorio RIZZO
(da NVS n.1-2/2007 pag.33)